Collana/Poesia/17
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Titolo: Solchi d'inchiostro
Autore: Filippo Minacapilli
Formato: 15x21 cm
brossura
128 pagine
Copertina:
Studio Maurizio Vetri
Illustrazione di copertina di Rina Menzo
Prima edizione: Febbraio 2018
isbn 978-88-99782-27-6
Prezzo di copertina: Euro 13,00
Capita spesso che il pensiero si ripieghi dal razionale al sensibile, non come un arretramento, ma come un naturale completamento. Come un approdo, dopo il naufragio della ragione, nel porto dei sentimenti.
Filippo Minacapilli, ex docente di filosofia, oggi prolifico autore di componimenti lirici, è giunto alla sua terza raccolta di poesie, dove torna a parlare di amore, di libertà, di passione per l’arte e per la vita. I suoi versi nascono nel movimento della quotidianità, hanno tutta l’aria di essere appunti su una realtà che parla solo a chi sa ascoltare la sua voce più profonda. Filippo Minacapilli scrive ovunque l’esistenza abbia qualcosa da suggerirgli. Pertanto la spontaneità è un elemento imprescindibile dei suoi versi, caratterizzati da un lirismo semplice e immediato, il cui veicolo rimane idealmente, ancora oggi, nell’era del digitale, l’inchiostro. Quella materia preziosa e indefinita che racchiude in sé la possibilità della parola. Ed è proprio la poesia “La goccia d’inchiostro” che rende chiaro il titolo di questa raccolta, dove la scrittura assume una sua concretezza, un suo peso specifico, sempre diverso. Le parole sono talvolta vanghe che scavano “solchi” per portare alla luce sorgenti nascoste. Altre volte mattoni con i quali costruire edifici geometrici, come nel componimento Nella casa degli artisti, un’autentica piramide di parole. Altre ancora cesoie affilate che tagliano via la superficie per andare dritte al cuore delle cose. Pochi segni impressi sulla carta, in un’economia della parola che ne rivela il valore agli occhi di un suo umile cultore, convinto che «le parole non dette» non vadano mai «sprecate».
Sebbene si possano individuare dei temi specifici, le poesie che compongono Solchi d’inchiostro si compenetrano tra loro: l’espressione dell’amore e del desiderio sono una forma d’arte, lo sguardo rivolto all’amata si confonde con lo sguardo rivolto alla natura, l’amore e la nostalgia si ripartono tra la donna e la terra natia. Non manca, infatti, il tributo appassionato alle origini e ai luoghi del cuore, come nelle poesie Sicilianità e Nysura, la città il cui ricordo mai abbandona, espandendosi «come onda d’oceano senza confini». Il corpo dell’autore si fa ricettacolo di suggestioni, la sua interiorità si espande fino a farsi mondo: luogo fisico dove soffiano venti, dove cade la neve, dove per entrare non è necessario bussare perché l’apertura alla vita e all’amore è totale. Ma se l’anima è terra sconfinata, la poesia è rifugio, talvolta sicuro come una nave, altre vacillante come una zattera. L’anticlimax del componimento La mia poesia testimonia tale ambivalenza.
La poesia è la mia nave
La poesia è la mia barca
La poesia è la mia zattera
Scrive Filippo Minacapilli, ma la sua poesia non è esattamente una fuga, è piuttosto la via maestra per il raggiungimento di una maggiore consapevolezza. Le parole aiutano il poeta a comprendere, mediante la verbalizzazione, i propri sentimenti.
In Perché mi piaci, dalla frustrazione iniziale di fronte all’inspiegabile, si giunge, poi, alla pienezza della comprensione non del tutto esprimibile. Le poesie di questa raccolta sono dunque come una delle figure più care al loro autore: funamboli. Sospese tra il dicibile e l’indicibile, in un precario equilibrio continuamente minacciato dallo straripare delle emozioni.
Maura Campo
“[...]quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio come falchi
notturni od usignoli dal dolcissimo canto”
(Alda Merini).
Un canto, che avvolge di passione i corpi. Il poeta comprende che l’uomo è dotato di una materia sconosciuta e invisibile, taciuta all’interno dei corpi. Laddove la poesia, con le sue carezze, lascia godere l’anima; catturata in tessuti di carne che velano la vera essenza dell’essere. Così, quando ai ricchi viene concesso l’oro e la logica, ai poveri non rimangono che le stelle e la poesia. Spiraglio di Magia di luce in versi.
Un poeta è un folle, un medico, un fabbricante. Pensa, cura le ferite e fabbrica strutture invisibili, fondamenta dell’anima. È così che conobbi Filippo Minacapilli, quando egli mi consegnò la chiave di quelle regioni stellari dove i poeti dimorano: “La poesia è la voce dell’anima che non vuole mettere un punto al proprio cammino” mi disse.
Vidi un uomo, di fronte alla gente. Vidi la gente, di fronte ad un uomo che combatte le avversità della vita attraverso l’arma più potente al mondo: la Poesia.
I suoi versi sono prigioni di parole che catturano le ostilità e la Bellezza. Laddove, nelle poesie di Filippo si cela lo spazio bianco, fra una riga ed un’altra, si espande un infinito ove i pensieri trovano libertà.
Egli stesso, dice: “Della poesia mi seduce il linguaggio metaforico, la capacità di giungere alla coscienza del lettore, perché egli trova a volte nel verso un proprio sentimento inespresso”.
Coglie nella poesia il potere della Bellezza: “La sua capacità di rendere bello e universale ogni elemento; non questo sentimento, ma il sentimento; non questo dolore, ma il dolore”.
La sua vena poetica scaturisce dal suo intimo sentire e si traduce in versi immediati, nati da intense emozioni e da moti dell’animo che appartengono a tutti e, come tali, universali.
Filippo Minacapilli fa sentire la calda voce della Sicilia. Quella Sicilia bruciata dal Sole, che arde le sue terre e accalora di passione gli animi. Da siciliano autentico, egli ha imparato ad osservare, leggere ed interpretare i fatti che traduce con incisività in poesia; i cui temi spaziano dall’animo umano, alle ragion di stato e ai comportamenti sociali.
Filippo Minacapilli (Aidone-Morgantina, 1949). E’ stato docente di Scienze Umane in diversi Istituti Superiori e Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta.
Collabora con giornali on-line. Impegnato in attività culturali, vive profondamente il suo tempo, offrendo significative riflessioni personali con un taglio critico-costruttivo, su importanti fenomeni della società. Finalista, al Premio Internazionale “M.Buonarroti” Edizione 2015 con la poesia “Tramonto Imerese”. Alcune sue poesie sono state pubblicate in varie Antologie.
Nel 2013, con l’aforisma “Sognare è andare oltre i confini che ci separano dagli dei”, è stato tra i vincitori del Premio Internazionale “Tre gocce d’inchiostro” promosso dall’Associazione Italiana per l’Aforisma.
Grazie Filippo, per donare al mondo la tua essenza. Oggi, germoglia fra le pagine di questo libro, Solchi d’Inchiostro, ove amor fonde il suo inebriante sentimento ai tuoi versi di luce che illuminano l’anima di ogni lettore.
Lucia Miccichè
Precedenti pubblicazioni
“Magia di luce in versi” (Poesie e Haiku) Edizioni Divinafollia 2013.
“Riflessi d’Acqua” (Poesie – Haiku – Aforismi) Bertoni Editore 2016
L’espressione simbolica degli Haiku. Componimenti poetici brevissimi, appartenenti alla cultura giapponese, cui Filippo riserva ampio spazio nella sua scrittura con notevole padronanza della tecnica e dello stile.
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